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Dipingere il vuoto

“Dipingere il vuoto” è utilizzare la pittura come strumento di elaborazione del lutto. Si tratta di un progetto che ho iniziato in un periodo molto difficile della mia vita. La malattia di mio padre mi ha costretta ad intraprendere un viaggio dentro di me per trovare la mia forza, le mie risorse, la mia resilienza.

Dipingere il vuoto è un urlo, uno scrollarsi di dosso tutto, ma è anche un abbraccio, un accogliere quel vuoto dopo averci combattuto, dopo averlo rifiutato, odiato, rifuggito. E’ un riappropriarsi della pittura e grazie a questa ritrovarsi.

Tre colori, un cambiamento di tono, un’apparizione: sì perché se lo ascolti quel vuoto lui non è mai così vuoto, c’è sempre qualcosa che affiora, che ti chiama, che ti scrolla dal torpore. E’ come quando chiudi gli occhi: in un primo momento pensi che vedrai solo buio ma poi arrivano bagliori, puntini colorati, ricordi di forme e luci che hai visto poco prima. Dipingere il vuoto è trovare la forza di andare avanti. Quel che non c’è più è il vuoto con cui devi imparare a convivere per il resto della vita nonostante il rifiuto, la voglia matta di tornare indietro nel tempo per riassaporare la presenza. Quel vuoto è l’assenza che aleggia nella casa di mio padre, nel suo studio, nel suo giardino di rose. Il vuoto è la mia impossibilità a tornarci e l’attesa che presto non ci sarà più nemmeno quella casa, quei luoghi amati, quei muri dipinti, quei profumi.

Allora che fare con questo vuoto? Come fare in modo che non inghiottisca? Non ci sono risposte giuste o sbagliate, non esistono ricette segrete da fare proprie, né formule che rivelano verità. E’ un viaggio, un percorso, un tempo da trascorrere e in questo tempo ascoltare e accogliere quel che viene. Perché il vuoto è come un foglio, bianco, da ascoltare, da accogliere, da accettare e poi.. trasformare.

Con quello che resta

Oggi lavoriamo sul materiale quasi esaurito dei tubetti di colore a olio. Un senso di fastidio misto a ansia di non sapere come fare invade il Sig. D. Può capitare alla vista di un accumulo di tubetti quasi esauriti e magari spremuti malamente. La vista di questa condizione del materiale pittorico può inibire la creazione e la voglia di fare. Quindi oggi decidiamo di giocare con la bellezza del materiale che esce dal tubetto quasi esaurito, quello che resta, che si manifesta all’improvviso, inaspettatamente quando si inizia a entrarci in contatto, quando si decide di andare oltre la superficie e l’apparenza di un materiale che sembra da buttare via. I difetti del materiale possono diventare veri punti di forza che ridanno nuova voglia e nuovi spunti di riflessione sulla bellezza degli strumenti con cui facciamo arte.

E così spremiamo dal fondo del tubetto, lisciandone la superficie via via ed ecco che da questo lento e costante movimento delle mani, il colore esce anche tutto insieme in una volta, formando evoluzioni e forme nello spazio. Ci fermiamo ora divertiti a osservare le forme emerse: uno scivolo, un senso di libertà e di compiutezza. Quella forma diventa un nuovo inizio per nuove idee sull’uso del colore.

Perché a volte i materiali ci mettono alla prova, ci inibiscono come può succedere davanti a un foglio bianco ma se iniziamo a conoscerci e a metterci in relazione, il materiale ci parla e le mani iniziano a muoversi da sole mosse da un naturale e istintivo bisogno di sperimentare.

Corsi e percorsi d’arte e creatività

“L’arte è vita, memoria, poesia, comunicazione, espressione, sogno, visualizzazione, immaginazione, libertà, relazione con sé stessi e con gli altri…”. Il metodo “Moviment Paintings” utilizza la pittura come strumento di appropriazione e conoscenza di sé, ricerca della propria identità e focalizzazione di obiettivi e desideri. E’ una pittura di gesti in libertà, movimenti, percezione e conoscenza del proprio corpo, appropriazione dello spazio, basata sull’ascolto di sé, del proprio respiro della propria capacità innata di comunicare ben oltre le parole. Permette di tirare fuori le proprie, personali e uniche risorse, sviluppando autostima, capacità comunicative ed espressive, gestione delle proprie emozioni.

I percorsi sono iniziati nel 2022 e sono rivolti a tutti, bambini, ragazzi e adulti. I percorsi possono essere individuali e personalizzati o da svolgersi in piccoli gruppi. I percorsi di pittura espressiva sono adatti a persone sorde e udenti: la Lingua dei Segni viene utilizzata come forma artistica ed espressiva capace di innescare al pari della pittura, interesse verso le possibilità del proprio corpo e delle proprie mani.

Andate a curiosare scaricando il volantino qui sotto con tutte le info. Vi aspetto!