La natura: animali e piante nelle miniature di Giovannino de’ Grassi

Nel precedente articolo su Gentile da Fabriano, abbiamo iniziato un viaggio visivo all’interno delle sue opere d’arte, alla ricerca dei particolari. Quei particolari preziosissimi che ci parlano della bellezza dei mestieri, dal tessile all’oreficeria, dalla pittura alla scultura, che arricchirono quel periodo denominato “Gotico Internazionale”. Un periodo di grandi scambi, dove l’arte era sempre al centro del mercato e del quale possiamo avere un’idea visitando la bella mostra che si trova, fino al 4 novembre, agli Uffizi a Firenze, “Bagliori Dorati. Il Gotico Internazionale a Firenze 1375-1440”.

Giovannino de’ Grassi, Libro d’Ore di Giangaleazzo Visconti (1395) Tempera e oro su pergamena

Il più delle volte, le cosiddette “Arti Maggiori”, prendono le mosse dalle cosiddette “Minori” e, nel caso del “Gotico Internazionale”, così florido per le arti proprio a livello “internazionale” ed europeo, tutto prende le mosse dalla miniatura. In particolare per uno dei maggiori artisti di quella fase artistica, Gentile da Fabriano, parliamo di quella lombarda, dato che si ipotizza che la sua formazione sia avvenuta a Pavia.

E’ ad un artista che Gentile sembra legato maggiormente nell’amore verso la resa naturalistica delle sue opere: Giovannino de Grassi. Legato a lui purtroppo anche per la scarsità delle notizie che riguardano entrambi, giunte fino a noi. Anche per Giovannino infatti, artista estremamente poliedrico (fu pittore, miniatore, scultore e architetto, nonostante nei documenti d’archivio del Duomo di Milano venga sempre definito “pictor”), non abbiamo notizie relative all’anno di nascita e il primo documento finora conosciuto sul suo conto è conservato nell’Archivio della Fabbrica del Duomo di Milano, città nella quale abitava. Riguarda l’acquisto di un pennello, avvenuto il 5 maggio 1389.

Giovannino de’ Grassi (1395 ca.) Tempera e oro su pergamena – Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze

L’artista fu uno dei massimi dei quali la corte viscontea si avvalse. La Famiglia dei Visconti dominò la scena politica dell’Italia settentrionale fino al 1447 e in tutto l’ambito della loro influenza, da Milano a tutto il Nord Italia, si respirò da subito un’elegante aria francese. In particolare, Bianca di Savoia, moglie di Galeazzo II Visconti, e Isabelle de Valois, contessa di Vertu e moglie di Gian Giangaleazzo Visconti, favorirono scambi di codici miniati con la Francia, ed in particolare furono importati in quel periodo moltissimi libri d’ore miniati. Il prestigio di quest’arte si accrebbe anche con la costituzione della Biblioteca viscontea, nel castello di Pavia, tra l’altro decorato, insieme a pittori bolognesi e mantovani, dal nostro Giovannino de’ Grassi. Purtroppo il ciclo decorativo del castello è andato in gran parte perduto; lì si potevano ammirare un gran numero di immagini di animali.

Sale da leopardi, camere da li cinegli [conigli], camere cum li lioni, […] roxe e damisele, animali fatti d’oro come leoni, leopardi, tigri, levrieri, bracchi, cervi, cinghiali et altri, caccie e pescagioni et giostre” (Welch, 1989)..

Giovannino de’ Grassi, (1380-1390) Biblioteca Civica di Bergamo

Se si guardano opere di Giovannino, non si può fare a meno di notare la morbidezza nel rendere le stesure di colore e l’eleganza d’ispirazione francesizzante. Il suo amore verso la resa della natura e in particolare della varietà delle specie di piante, è debitrice anche a Guiron le Courtois e alla sua bottega che lavorò, anche questa, principalmente per i Visconti.

Guiron le Courtois (1370-80)

Si può facilmente ipotizzare proprio la frequentazione da parte di Giovannino alla bottega di quest’ultimo, date anche le chiare affinità di tecnica esecutiva con morbide velature di colore stese attraverso tonalità attenuate e sottili. Le miniature, che seguivano nei temi il nuovo gusto cortese-cavalleresco, con trasposizioni gotiche della mitologia greca e celtica, diffusero le “Chansons de geste”. Il racconto cioè di miti, di derivazione pagano-barbarica, da far cioè risalire alle prime invasioni barbariche altomedievali, che portarono alla fondazione dei primi popoli e reami. Temi tutti che si prestavano bene a quell’impronta fiabesca, poetica e decorativa tipica del periodo.

Guiron le Courtois (1370-1380) Biblioteca Nazionale di Parigi

La resa degli animali e delle piante presenti in questi codici, visibili anche nei libri che avevano per soggetto i Segni zodiacali, vengono ad essere il frutto di quegli scambi di modelli circolanti tra le botteghe del Nord (in particolare Nord-Italia; Francia; Germania, visibile nello Zackenstil, o stile delle pieghe spezzate, nato sotto l’influenza di modelli bizantini tardi; ed Inghilterra, con i tipici bestiari miniati). Interessantissimi scambi che possiamo trovare riuniti nel Taccuino di disegni della Biblioteca civica Angelo Mai di Bergamo, che fu pubblicato in prima edizione integrale nel 1961 e che è stato recentemente restaurato e ristampato in facsimile. Come autore della maggior parte dei disegni del primo fascicolo il nostro Giovannino de’ Grassi si firma “Johanninus de Grassis designavit” sul foglio 4v. Questo prezioso manoscritto, realizzato a più mani tra la fine del Trecento e gli inizi del Quattrocento, era una sorta di “manuale pronto all’uso, detto anche “brogliaccio”, che riuniva modelli da impiegare come base per opere impegnative da poi realizzare a fresco, sui muri delle committenze tra Milano e Pavia. Ma il Taccuino va oltre l’astratto repertorio di modelli, allora diffusi ad uso delle botteghe; è un insieme di disegni dal vero, di grande freschezza ed autonomia figurativa. Infatti, Giovannino poteva vedere e studiare direttamente dal vivo i tantissimi animali e piante riprodotti, all’interno dei serragli e nei giardini delle riserve di caccia delle corti ducali.

Oltre alla morbidezza delle velature di colore, Giovannino si riconosce anche per la nitidezza del segno grafico, per le efficaci lumeggiature a biacca degli incarnati ed il realismo nel rendere il pelo degli animali con un fitto tratteggio a punta di pennello.

Inoltre l’artista mostra di possedere una profonda percezione dello spazio, suggerito dalla forma stessa degli animali, dai loro impercettibili movimenti e dalla collocazione dei disegni nella pagina. Per rendere la profondità spaziale, Giovannino usa il colore bruno in maniera predominante, come una sorta di base da rilavorare successivamente in molteplici sfumature di marrone.

Giovannino de’ Grassi, gatto di razza incerta (1398)

I disegni del Taccuino di Bergamo si diffusero enormemente tra le decorazioni parietali del Nord Italia. Tra i maggiori esempi che si possono fare sono: il fortunato rinvenimento di un ciclo di affreschi nella Rocchetta della famiglia Mantegazza a Campomorto presso Siziano, tra Milano e Pavia; e la complessa decorazione scultorea del duomo di Milano. Nel primo esempio si vedono, entro una serie di finte inquadrature prospettiche intercomunicanti, sormontate da una fascia con gli stemmi dei Visconti e dei Mantegazza, numerose immagini di animali.

Bottega di Giovannino de Grassi, Taccuino, Ghepardi, (f. 8r)

Mentre nel Duomo di Milano, accanto ad animali come un’aquila nel transetto meridionale o a conigli nella zona absidale, si può trovare anche la riproduzione dell’Homo selvaticus tra le numerose statue.

Sempre nel precedente articolo dedicato a Gentile da Fabriano si è accennato al legame delle sue opere, nella resa della natura, con quelle miniate in particolare da Giovannino de’ Grassi e dalla sua bottega. Se si osserva la Madonna col Bambino in trono di Gentile, conservata alla Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia, ci si rende conto di una grossa novità stilistica introdotta dall’artista nella composizione tradizionale: il trono.

Gentile da Fabriano, Madonna col Bambino, (1408 ca.) Tempera su tavola 115×64 cm – Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia

Come fosse il trono stesso una pianta, questo si sviluppa in altezza con accenni di architettura invasa quasi completamente dall’elemento vegetale. Quest’ultimo è costituito da rametti con foglioline “pennate”, cioè disposte a destra e a sinistra del rachide (il rametto che costituisce l’asse centrale), come quelle che si vedono per l’albero di acacia o per il noce. Minuzia che avevamo visto nella resa degli alberelli sullo sfondo della tavola di Castelvecchio dello stesso Gentile.

Certo questo particolare gusto “scientifico” lo si ritrova nell’ambito visconteo in generale e in Giovannino de’ Grassi in particolare, come nell’Offiziolo di Gian Galeazzo Visconti o nell’Historia Plantarum della Biblioteca Casanatense di Roma.

Giovannino de’ Grassi Offiziolo – L’Eterno e gli Eremiti

Il primo, fu il più complesso ed enciclopedico libro di preghiere del suo tempo; si trova oggi conservato alla Biblioteca nazionale di Firenze e rimase incompiuto per la morte di Giovannino nel 1398. Anche Gentile da Fabriano morì prima di concludere la sua opera più prestigiosa: la decorazione della navata centrale di San Giovanni in Laterano, la Cattedrale romana, terminata cinque anni dopo da Pisanello ma distrutta in seguito a lavori successivi. Gentile dovette morire nel settembre del 1427, perchè un documento datato 14 ottobre di quell’anno, lo cita come già morto.

Ma la storia non finisce con questi due eccezionali artisti, fu solo l’inizio di una nuova sensibilità…

Informazioni utili per saperne di più sul Gotico Internazionale:

Mostra “Bagliori Dorati. Il Gotico Internazionale a Firenze 1375-1440”

Curatori della mostra:
Antonio Natali, Enrica Neri Lusanna, Angelo Tartuferi

Galleria degli Uffizi dal 19 giugno al 4 novembre 2012

Orari: Da martedì a domenica, ore 8,15-18,50
Chiusura: tutti i lunedì, Capodanno, 1° maggio, Natale.

Biglietti:

Biglietto intero: € 6,50
Biglietto ridotto: € 3,25
Biglietto gratuito
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In occasione della mostra Bagliori dorati il prezzo del biglietto intero sarà di € 11,00 e € 5,50 il ridotto.

Per maggiori informazioni “Firenze Musei”:

Tel. +39 055.294883

[email protected]

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