Tecnica per scolpire un sentimento

 

I modelli in gesso di Lorenzo Bartolini, visibili per la prima volta presso le Antiche Stanze di Santa Caterina a Prato, non costituiscono l’opera conclusa ma, al pari di schizzi preparatori, sono il passaggio intermedio tra l’ idea di base e il capolavoro finito.

Strumenti in legno di Lorenzo Bartolini

In particolare le statue del Bartolini, che fu uno dei più famosi ritrattisti, richiesto dai più illustri personaggi del suo tempo, venivano realizzate dopo un metodico e precisissimo studio.
Innanzitutto dal primo progetto su carta, si procedeva ad una prima modellazione in argilla di ciò che si voleva realizzare. Gli strumenti in legno presenti nella teca di cristallo, all’inizio del percorso espositivo, erano usati dallo scultore per modellare la creta, tra questi si trovano stecche di vario tipo: a punta, piatte o stondate. Per lisciare le superfici e portare via il materiale in eccesso, infine. veniva usato un raschietto, una specie di pettine con denti molto corti.

Dalla forma in argilla si otteneva un calco, colando del gesso tutto intorno all’opera e lasciando delle intercapedini per l’apertura dello stesso. Il calco è cioè il “negativo” dell’opera in argilla ed è costituito da almeno due parti anche se, chiaramente, più complesso e articolato è il modellato, più numerosi devono essere i tasselli che lo compongono. Solitamente i particolari fragili, come il naso, venivano ottenuti con un calco a parte.
Il modello quindi si otteneva nuovamente colando del gesso questa volta all’interno del calco precedentemente ottenuto, per averne il “positivo”. Una volta rappreso il gesso il calco poteva essere aperto. Per non fare attaccare il gesso colato alla forma, su quest’ultima, veniva steso del distaccante, una materia di natura oleosa, un po’ come si fa per le teglie prima di mettere il composto della torta in forno. Alcuni modelli presentano ancora tracce di questa sostanza sulla superficie, come si vede in alcune macchie sulla capigliatura e sulla bocca del busto di Cassandra Luci, la Principessa Poniatowski, o sul “Sonno dell’Innocenza”, presenti in mostra.

Lorenzo Bartolini – Busto di Giuseppe Napoleone Bonaparte 1829

Una volta ottenuto il modello in gesso, su questo venivano applicati i “repère”, cioè chiodini metallici (generalmente realizzati con una lega di bronzo ottenuta dalla fusione di zinco, rame e stagno) che sono tuttora visibili sui modelli del Bartolini.

Lorenzo Bartolini Il cane di Orazio Hall (cane con beccaccia) – 1840/45

Questi chiodini consentivano di trasferire le misure e le proporzioni del gesso nel marmo e per questo erano posizionati nei punti di maggiore sporgenza della statua, i punti più “importanti” da ritrovare che, per questo, venivano detti anche “punti chiave”. Per questa operazione il Bartolini utilizzava appositi strumenti che possiamo osservare nella teca di cristallo, come compassi in metallo e metri di legno.

Compassi e metri in legno di Lorenzo Bartolini

Questi strumenti servivano allo scultore, munito di scalpello e mazzuolo, a sapere con precisione fino a quale profondità doveva togliere il marmo dal blocco, punto per punto, durante il procedimento di sbozzatura.
Una volta riabbozzata la statua con le corrette proporzioni, si poteva procedere all’esecuzione dei particolari e delle finiture.
Alcune opere in mostra presentano varie fasi della lavorazione del marmo: dall’abbozzo iniziale della pietra che fa vedere l’uso di certi utensili da lavoro, come la gradina, strumento usato per la prima levigatura del marmo che lascia sulla sua superficie come tanti piccoli gradini (da qui il nome).

Lorenzo Bartolini Busto-ritratto del tenore Ermanno Picchi (?) 1845/50
Lorenzo Bartolini Busto-ritratto di Maria Anna Virginia Boni (?) 1845/50

Da questo passaggio iniziale si arriva alla perfezione del lavoro finito che rende così realisticamente la morbidezza della carne e la fisionomia dei personaggi ritratti, qualità che il Bartolini riusciva ad ottenere con grande perfezione.

Lorenzo Bartolini Busto-ritratto di Maria Anna Virginia Boni (?) 1845/50

 

8 pensieri su “Tecnica per scolpire un sentimento

  1. Una foto del busto-ritratto di Cassandra Luci?Sarebbe molto interessante! Cassandra è un personaggio storico molto affascinante.

      1. Salve,

        avrei una domanda riguardo Cassandra Luci e il Principe Poniatowski. Qual è la bibliografia da cui sono state ricavate tutte le informazioni?

  2. Per caso nell’atelier del Bartolini ci sono anche modelli di gesso o calchi di statue di Antonio Canova? So che Bartolini aveva realizzato delle copie in mamro di sculture del Canova come i Pugilatori e Napoleone

    1. Alla mostra di Bartolini che si tiene a Prato non vi sono opere di Antonio Canova.
      Quest’ultimo fu lo scultore a cui più guardarono gli artisti del suo tempo, come fu per Bartolini. La mostra presenta numerose opere tutte del Bartolini, tranne una che è del suo allievo, Pasquale Romanelli, e lo rappresenta. Tutte rivelano uno strettissimo legame col Canova, visibile non solo nella tecnica esecutiva, utilizzata per la prima volta proprio dal Canova e consistente, come descrivo nell’articolo “Tecnica per scolpire un sentimento”, nell’introduzione di una serie di chiodini posti nei punti più “importanti”del modello, per poterli ritrovare con facilità nello scolpire il marmo definitivo.
      Influssi del Canova si trovano anche nel rivoluzionario modo di realizzare i soggetti, molto più naturalistici anche nelle espressioni e meno “all’antica”. Il nuovo modo di indagare e differenziare anche psicologicamente i soggetti rappresentati, come si vede per la prima volta in scultura proprio con Canova con un’opera come quella monumentale della Tomba di Maria Cristina d’Austria nella Chiesa degli Agostiniani di Vienna, dove il marmo indaga le diversissime espressioni e sentimenti, nonché la bella giovinezza accanto alla rugosa vecchiaia. Bartolini, quando diviene docente, andrà oltre questo modo, per l’epoca, rivoluzionario di scolpire introducendo addirittura un gobbo come modello per gli studenti e ribaltando il concetto che solo un soggetto bello poteva essere il protagonista di un’opera d’arte.
      Per quanto riguarda sempre la mostra pratese, oltre ai busti di Napoleone che rivelano l’influenza di analoghi soggetti di Canova, anche la statua Oceanina ricorda, per la grazia e soprattutto per la dolcezza del volto, opere di Canova, per esempio la Venere Italica della Galleria Palatina di Firenze, o la Paolina Borghese di Roma, o ancora la statua di Ebe.
      Nono solo nell’aggraziata e carnosa resa dei volti si trova l’influsso del Canova. Anche la resa morbida e palpabile delle vesti che scorrono così naturalmente a indagare il corpo sottostante e i morbidi seni, come si vede nel busto del Bartolini presente alla mostra pratese, rappresentante la contessa Teresa Guiccioli Gamba che ricorda per esempio le tre Danzatrici del Canova, ora all’Ermitage di San Pietroburgo.

      Spero di esserti stata utile e alla prossima,
      Ambra

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