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I miei deserti

Dalla serie “I miei deserti” – Acrilici su carta telata

“Ho imparato a rispettare i miei deserti, senza voler essere per forza, e sempre, un giardino fiorito.”

Ho incontrato questa frase di Emanuela Pacifici e l’ho sentita subito come una verità intima, necessaria. Da qui nasce il racconto di una serie di opere pittoriche dal titolo “I miei deserti”.

I miei deserti sono spazi infiniti, senza inizio né fine, come quelli della mente, del sogno, della meditazione. Sono luoghi interiori che parlano di silenzio e vastità, e raccontano quella sensazione che a volte ci attraversa davanti alla natura: un paesaggio immenso e maestoso che, con la sua potenza, è capace di azzerare tutto.
Le preoccupazioni, la frenesia quotidiana, l’affollamento della mente, la sensazione di sopraffazione, il peso dei “doveri” che la nostra società ci impone.

Una società che ci vuole tutti uguali, sempre perfetti, sempre sorridenti, sempre performativi. Al massimo.
Così finiamo per volerci anche noi: ci obblighiamo a essere in un certo modo per sentirci accettati, adeguati, all’altezza.

La pittura dei deserti nasce come uno spazio di resistenza a tutto questo. Insegna a riconoscere le nostre fragilità, ad accorgercene senza giudizio, a coccolarle e a prendercene cura. È un lavoro su sé stessi tutt’altro che facile o banale, perché nell’esperienza artistica, come nella vita, siamo spesso noi i primi a giudicarci, a pretendere di fare sempre “bene”, sempre il massimo, sempre qualcosa di “bello”.

Ma cosa significa davvero fare bene? E cosa significa fare del bello?

La pittura dei deserti allena alla consapevolezza che queste idee sono spesso astrazioni che ingabbiano la creatività e ci allontanano dalla possibilità di riconoscere la felicità. Una felicità semplice, presente, che esiste qui e ora: nel processo, nel movimento, nella sensazione del corpo e dei sensi.

Non si ha sempre voglia di sorridere.
Non si ha sempre voglia di essere forti, prestanti, luminosi.
Non si è sempre un giardino fiorito.

E va bene così.

Ama i tuoi deserti.
Immensi, silenziosi, poetici.