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Storie di magma, mucche e carità: le tante forme del vetroresina nell’arte contemporanea

Dal XX secolo gli artisti hanno avuto a disposizione della loro creatività un svariatissima quantità di materiali diversi. Tra questi oggi parliamo del vetroresina e di alcuni interessanti modi di espremersi con esso.

L’architetto e artista fiorentino Andrea Marini, usa materiali come il vetroresina per dar vita ad opere che sembrano in continua metamorfosi. Così la sua serie “Magma”, richiama processi di nascita e trasformazione della materia organica. Cellule che si moltiplicano all’infinito, “bozzoli, larve, spore, forme evocative di embrioni, germinazioni, proliferazioni, contaminazioni”, come descrive in una recensione sull’artista, scritta nel 2000, Elda Torres, definendo queste opere come prodotti di una “gestazione misterica”.

Andrea Marini "Magma" (2008) Alluminio, vetroresina. 130x135x43cm
Andrea Marini
“Magma” (2008) Alluminio, vetroresina. 130x135x43cm

Marini inizia negli anni 80 del XX secolo la sua carriera artistica, lavorando nel suo atelier a Calenzano. La sue è una ricerca essenzialmente formale che indaga il rapporto uomo e natura; natura e artificio; forme, inquietanti e incerte, e materia.

Il materiale vetroresina è protagonista anche di opere d’arte contemporanea divenute famosissime: si tratta delle mucche dell’artista svizzero Pascal Knapp.

Pascal Knapp “Cow Parade” Firenze, Piazzale degli Uffizi, In varie piazze fiorentine dal 25 ottobre 2005 al 20 gennaio 2006
Pascal Knapp “Cow Parade” Firenze, Piazzale degli Uffizi, In varie piazze fiorentine
dal 25 ottobre 2005 al 20 gennaio 2006

La storia di queste mucche che in breve hanno invaso tantissime città a giro per il mondo, nasce nel 1996 dal padre di Pascal, Walter Knapp, artista anch’egli. Fu lui che chiese al figlio di progettare una mucca a dimensione reali e tridimensionale da creare in fibra di vetro, per farci dipingere sopra gli artisti intervenuti alla Mostra d’arte di Zurigo del 1996. Pascal accettò l’incarico e iniziò la costruzione di un’armatura di legno, styrofoam (schiuma in polistirene estruso, un altro particolare materiale usato nell’industria), e rete metallica.

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Ed oggi va in scena… l’Amore

Il mese di settembre si è concluso in bellezza al Centro Polivalente Interculturale di via San Giorgio a Prato. Martedì 30 infatti, i presenti hanno assistito ad uno spettacolo teatrale veramente suggestivo. L’occasione è stata la mostra di una serie di incisioni originali colorate a mano di Caterina Monti, dal titolo “Amore e Fiori”.

caterina montiOpere estremamente sensoriali che suggeriscono odori, suggestioni tattili ed uditive hanno per protagonista assoluta la natura, la bellezza soggetta al tempo che passa, in costante metamorfosi. Il parallelismo, già presente nel titolo della mostra, tra l’Amore e i fiori, è stato il punto di partenza della riflessione dell’attore Alessandro Calonaci, della compagnia teatrale Mald’estro, già protagonista di numerose serate al Centro all’insegna dell’arte e del divertimento. Pur nell’impossibilità di dare una definizione all’Amore, quello di cui si può parlare è del “tempo dell’Amore”. Quando due persone si innamorano creano un tempo tutto loro, vivono come all’interno di una magica bolla dove tutto il mondo rimane fuori. I grandi del teatro, della letteratura e dell’arte parlano di questo tempo da sempre.

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Hossein Golba: scrittura, materia e natura

Scrittura, materia e natura… come inserire tutti è tre questi elementi all’interno di una stessa opera d’arte? Beh l’hanno fatto molti artisti contemporanei. Oggi però parliamo di uno in particolare: Hossein Golba e, all’interno della nostra “caccia all’artista”, ci divertiremo a realizzare una nostra opera d’arte. L’unica regola è che scrittura, materia e natura devono fare da protagonisti.

Prima di tutto andiamo a scorpire chi è Hossein Golba.

Hossein Golba "Scolpire il tempo IX" (non luoghi), 1996 Polistirolo, iuta, terra, germogli di grano, petali di rose cm. 150 x 150 di diametro Fattoria di Celle, Santomato (PT)
“Scolpire il tempo IX” (non luoghi), 1996 Polistirolo, iuta, terra, germogli di grano, petali di rose
cm. 150 x 150 di diametro
Fattoria di Celle, Santomato (PT)

L’artista, nato a Babol in Iran nel 1956, attualmente vive e lavora a Tokyo. In Italia è molto noto anche perché le sue opere approdano nel nostro Paese quando lui aveva poco più che venti anni e appaiono così suggestive da entrare subito nel panorama internazionale dell’arte. Caratteristica principale del lavoro dell’artista è l’esaltazione, la valorizzazione, della materia nelle sue intrinsiche qualità fisiche. Questa materia protagonista è molto spesso un qualcosa di “trovato” che diventa qualco’altro, assume nuovi e inaspettati significati, diventando uno stimolo alla riflettessione e al racconto di sé stessi. Questo profondo dialogo con la materia, porta Golba ad interrogarsi sul mondo, sul tempo, sulla vita e sulla morte. Un’artista così appassionatamente interessato alla materia che stimola i sensi ed in particolare il tatto, non può che essere interessato a lavorare anche con la ceramica. Tra le importanti esperienze italiane Golba, negli anni Ottanta, collabora proprio con la famosa manifattura ceramica albisolese “Fabbrica Casa Museo Giuseppe Mazzotti 1903”.

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